Ancora tu.

Ok, d'accordo... da te, alle 20.00.
Unica indicazione, mettere gli stessi vestiti del primo appuntamento.
Arrivo qualche minuto dopo le 20. e tu mi accogli con un sorriso.
“Pronta a pagare il conto?” mi chiedi.
“Perché? Andiamo a cena fuori?”, domando.
“Furbetta.... le regole sono le stesse dell'altra volta. Levati il vestito.”
“Bene... partiamo decisi...”
“Zitta, ora. ”
“Posso almeno sedermi?”
“No. Sta lì ferma. E non dire altro.”
Ti metti alle mie spalle, con un dito disegni i contorni dell’intimo che indosso.
Le bretelline del reggiseno, la schiena, mi alzi il braccio e poi passi davanti a me, l’incavo del seno, poi sempre in piedi scendi lungo i nastrini viola, giri intorno al perizoma ed arrivi alle calze sottili, indugiando sui bottoncini, ti fermi a fare piccoli cerchietti con l’indice.
Premi. Ma non li apri.
Fine della prima esplorazione.
Torni dietro di me. Mi sussurri all’orecchio sinistro: “ora ricomincio... nota le differenze”
Mi tremano le gambe. Forse è il tuo sopiro caldo o questo piccolo gesto di sfida a farmi sentire così.
Poco più in basso, sento il vischioso umido della tua lingua che mi accarezza.
Ripassi piano dove qualche minuto prima c’era il tuo dito indice.
Scivoli morbido sulla schiena. E po risali dall’altra bretellina.
Ti avvicini di nuovo all’orecchio e mi chiedi “Ti piace, cosi?.. Ora, comincia a contare, ma fallo a mente. Non mi distrarre. “
Arrivo al 21 e mi alzi di nuovo il braccio, più o meno al 26 il tuo viso è tra le mie tette.
Ti abbassi per metterti in ginocchio e io ti seguo con gli occhi, il tuo respiro infuoca la mia pancia, insieme alla tua bocca.
Riprendi dal bordo della calza destra, salendo longitudinalmente di tanto in tanto, quando trovi le piccole bretelline da inseguire, per poi ridiscendere.
Arrivi dietro rallentando, ti fermi tra le calze e gli slip dove le mie gambe si uniscono.
Cerco di pensare a i numeri, ma non ricordo proprio dove sono arrivata.
Tu finisci il tuo giro e mi sei di nuovo di fronte.
Mi chiedi “Dove siamo arrivati?”, sorridi.
Non rispondo. Non ci riesco.
Tento di accarezzarti i capelli con la mano. Mi scansi, ti alzi e ti allontani.
Sento il rumore di un cassetto che si apre. Poi quello di carta, o forse plastica, come quello delle caramelle.
Torni da me con le manette e un lecca lecca in bocca.
Sorridi ancora e aggiungi “Sai, aiuta.. gusto fragola. Vedrai che piacerà anche a te”
Per la terza volta alle mie spalle, mi prendi le mani e chiudi le manette.
Ritorni a parlarmi nell’orecchio. “Lo so che ti piace giocare e sapevo saremmo arrivati fin qui prima o poi”.
Il tempo di finire la frase, mi cacci in bocca il tuo leccalecca e appoggi la bocca sul mio collo.
E mi baci. Mi baci. Con la bocca, con le labbra che sanno di zucchero, con la lingua, mi stai baciando. E continui, ovunque dove c’è pelle sento la tua bocca.
Mi accarezzi la pelle leggero.
Scendi con le mani tra le mie cosce.
“La signorina si è scaldata, a quanto pare” mi dici succhiandoti le dita bagnate.
E ti riprendi il lecca lecca.
Ritorni lì con le dita, che quasi subito mi infili in bocca.
Mi guardi.
Ed ora io ti odio.
Mi riconcedi il lecca lecca, spingendomi indietro con forza. Inciampo, quasi cado.
Le gambe non mi reggono e non ho più la testa per seguirti. Mi spingi contro la porta con le braccia e poi ti appoggi a metà.
Avvicini ancora le tue labbra al mio collo. Premi il tuo corpo sul mio fianco, e non posso fare a meno di sentire il tuo cazzo gonfio che preme sulla mia gamba.
Ricominci a parlarmi all’orecchio.
“Stupida creatura, hai voluto giocare. Dimmi, ti piace così? Sono settimane che mi provochi. Se fossi in te comincerei ad avere paura. Ma tu no. A te piace. Lo vuoi, vero?”
Detto questo, mi levi il lecca lecca dalla bocca e leccandomi nell’incavo tra spalle e collo, mi allarghi con la mano le gambe spostando gli slip e tenti di infilarci il lecca lecca.
“Sei bagnatissima. Lo sapevo. Stai colando, ti stai divertendo?”
Io non riesco nemmeno più a controllare il respiro.
Tu hai difficoltà li sotto e io sono al limite.
La zuccherosa pallina cade a terra, tu lasci cadere anche il bastoncino e lentamente pieghi la mano sul mio inguine per accarezzarmi le labbra con le dita.
Finalmente infili un dito, poi un altro. Questa volta fino in fondo.
Non so se sento di più la tua mano o la tua lingua.
Cominci a muoverti, a scavarmi dentro dapprima piano e poi sempre più forte.
Non sfili mai le dita, le pieghi.
Mi premi contro la porta facendo forza con le spalle.
“Stringi le gambe ora… stringile, ho detto”
Trattengo il respiro. Fermi la mano. Avvicini la tua bocca alla mia.
Mi aspetto un bacio. Invece mi parli:
“Lo senti quanto ti voglio?”
In un attimo ricomincio a respirare. Intensamente.
Tra le tue dita mi senti vibrare, sciogliermi in onde lente e liquide...
Per tutto il tempo avevo aspettato queste parole, e finalmente sto godendo di te.
Unica indicazione, mettere gli stessi vestiti del primo appuntamento.
Arrivo qualche minuto dopo le 20. e tu mi accogli con un sorriso.
“Pronta a pagare il conto?” mi chiedi.
“Perché? Andiamo a cena fuori?”, domando.
“Furbetta.... le regole sono le stesse dell'altra volta. Levati il vestito.”
“Bene... partiamo decisi...”
“Zitta, ora. ”
“Posso almeno sedermi?”
“No. Sta lì ferma. E non dire altro.”
Ti metti alle mie spalle, con un dito disegni i contorni dell’intimo che indosso.
Le bretelline del reggiseno, la schiena, mi alzi il braccio e poi passi davanti a me, l’incavo del seno, poi sempre in piedi scendi lungo i nastrini viola, giri intorno al perizoma ed arrivi alle calze sottili, indugiando sui bottoncini, ti fermi a fare piccoli cerchietti con l’indice.
Premi. Ma non li apri.
Fine della prima esplorazione.
Torni dietro di me. Mi sussurri all’orecchio sinistro: “ora ricomincio... nota le differenze”
Mi tremano le gambe. Forse è il tuo sopiro caldo o questo piccolo gesto di sfida a farmi sentire così.
Poco più in basso, sento il vischioso umido della tua lingua che mi accarezza.
Ripassi piano dove qualche minuto prima c’era il tuo dito indice.
Scivoli morbido sulla schiena. E po risali dall’altra bretellina.
Ti avvicini di nuovo all’orecchio e mi chiedi “Ti piace, cosi?.. Ora, comincia a contare, ma fallo a mente. Non mi distrarre. “
Arrivo al 21 e mi alzi di nuovo il braccio, più o meno al 26 il tuo viso è tra le mie tette.
Ti abbassi per metterti in ginocchio e io ti seguo con gli occhi, il tuo respiro infuoca la mia pancia, insieme alla tua bocca.
Riprendi dal bordo della calza destra, salendo longitudinalmente di tanto in tanto, quando trovi le piccole bretelline da inseguire, per poi ridiscendere.
Arrivi dietro rallentando, ti fermi tra le calze e gli slip dove le mie gambe si uniscono.
Cerco di pensare a i numeri, ma non ricordo proprio dove sono arrivata.
Tu finisci il tuo giro e mi sei di nuovo di fronte.
Mi chiedi “Dove siamo arrivati?”, sorridi.
Non rispondo. Non ci riesco.
Tento di accarezzarti i capelli con la mano. Mi scansi, ti alzi e ti allontani.
Sento il rumore di un cassetto che si apre. Poi quello di carta, o forse plastica, come quello delle caramelle.
Torni da me con le manette e un lecca lecca in bocca.
Sorridi ancora e aggiungi “Sai, aiuta.. gusto fragola. Vedrai che piacerà anche a te”
Per la terza volta alle mie spalle, mi prendi le mani e chiudi le manette.
Ritorni a parlarmi nell’orecchio. “Lo so che ti piace giocare e sapevo saremmo arrivati fin qui prima o poi”.
Il tempo di finire la frase, mi cacci in bocca il tuo leccalecca e appoggi la bocca sul mio collo.
E mi baci. Mi baci. Con la bocca, con le labbra che sanno di zucchero, con la lingua, mi stai baciando. E continui, ovunque dove c’è pelle sento la tua bocca.
Mi accarezzi la pelle leggero.
Scendi con le mani tra le mie cosce.
“La signorina si è scaldata, a quanto pare” mi dici succhiandoti le dita bagnate.
E ti riprendi il lecca lecca.
Ritorni lì con le dita, che quasi subito mi infili in bocca.
Mi guardi.
Ed ora io ti odio.
Mi riconcedi il lecca lecca, spingendomi indietro con forza. Inciampo, quasi cado.
Le gambe non mi reggono e non ho più la testa per seguirti. Mi spingi contro la porta con le braccia e poi ti appoggi a metà.
Avvicini ancora le tue labbra al mio collo. Premi il tuo corpo sul mio fianco, e non posso fare a meno di sentire il tuo cazzo gonfio che preme sulla mia gamba.
Ricominci a parlarmi all’orecchio.
“Stupida creatura, hai voluto giocare. Dimmi, ti piace così? Sono settimane che mi provochi. Se fossi in te comincerei ad avere paura. Ma tu no. A te piace. Lo vuoi, vero?”
Detto questo, mi levi il lecca lecca dalla bocca e leccandomi nell’incavo tra spalle e collo, mi allarghi con la mano le gambe spostando gli slip e tenti di infilarci il lecca lecca.
“Sei bagnatissima. Lo sapevo. Stai colando, ti stai divertendo?”
Io non riesco nemmeno più a controllare il respiro.
Tu hai difficoltà li sotto e io sono al limite.
La zuccherosa pallina cade a terra, tu lasci cadere anche il bastoncino e lentamente pieghi la mano sul mio inguine per accarezzarmi le labbra con le dita.
Finalmente infili un dito, poi un altro. Questa volta fino in fondo.
Non so se sento di più la tua mano o la tua lingua.
Cominci a muoverti, a scavarmi dentro dapprima piano e poi sempre più forte.
Non sfili mai le dita, le pieghi.
Mi premi contro la porta facendo forza con le spalle.
“Stringi le gambe ora… stringile, ho detto”
Trattengo il respiro. Fermi la mano. Avvicini la tua bocca alla mia.
Mi aspetto un bacio. Invece mi parli:
“Lo senti quanto ti voglio?”
In un attimo ricomincio a respirare. Intensamente.
Tra le tue dita mi senti vibrare, sciogliermi in onde lente e liquide...
Per tutto il tempo avevo aspettato queste parole, e finalmente sto godendo di te.
Etichette: Alice, giochi erotici, manette, sesso
2 Commenti:
ne verrebbe fuori una bellissima scena per un film .... tipo ultimo tango ...o qualcosa del genere ...
CN
Ne è venuta fuori anche una Liquefacente nottata di sesso.... ;)
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